lunedì 15 maggio 2017

IL FASCISMO FU SOLO NEFANDEZZE?

ORMAI LE ANIME BELLE, CIOE' QUELLE PERENNEMENTE ANTIFASCISTE, ANCHE IN ASSENZA DI FASCISMO, QUELLO ORMAI MORTO E SEPOLTO COL SUO DUCE NELL'APRILE DEL 1945, QUANDO DEVO METTERE A TACERE LE POCHE VOCI LIBERE CHE ESISTONO IN ITALIA LE BOLLANO COME "FASCISTE"... 

CONSIDERANDO CHE DETTE ANIME BELLE, DEMOCRATICHE E ANTIFASCISTE, CHE SONO IN LARGA PARTE RAPPRESENTATE IN PARLAMENTO NEI COSIDDETTI PARTITI DELL'ARCO COSTITUZIONALE, CHE, AI GIORNI VOSTRI, INGLOBA TUTTE LE FORMAZIONI POLITICHE, DA SINISTRA A DESTRA PASSANDO PER LA PALUDE DEL CENTRO, HANNO DISTRUTTO L'ITALIA ED IL SUO UNICO ED IRRIPETIBILE STATO SOCIALE, E LE CRONACHE DI TUTTI I GIORNI, QUELLI VOSTRI, VI DICONO CHE CORRUZIONE, LADROCINIO, MALAFEDE E TRADIMENTO LA FANNO DA PADRONA IN DETTO PARLAMENTO, QUELLO DEMOCRATICO E ANTIFASCISTA, C' E' DA PENSARE SERIAMENTE CHE ESSERE CHIAMATI FASCISTI NON DEVE ESSERE PROPRIO UN INSULTO... VERREBBE LA VOGLIA DI DEFINIRSI FASCISTI DI FRONTE ALLO SPETTACOLO DI PICCOLI UOMINI E DI PICCOLE DONNE CHE PORTANO INDEGNAMENTE IL TITOLO DI ONOREVOLE E SENATORE, CON LA LORO AGGIUNTA, ARBITRARIA, DI ANTIFASCISTA E DEMOCRATICO... 

MA NON SI PUO'... NON SI PUO' NON PERCHE' VIETATO DALLE LEGGI DELLO STATO DEMOCRATICO... NON SI PUO' PERCHE' NON CI SI PUO' DEFINIRE TALI A CAUSA DELLA STORIA... LA STORIA INSEGNA CHE CIO' CHE E' MORTO NON RESUSCITA... E LO IMPARARONO A PROPRIE SPESE I BONAPARTISTI... MORTO NAPOLEONE BONAPARTE IL SUO NIPOTE, NAPOLEONE III FU SOLO UNA TRAGICA MACCHIETTA... MORTO BENITO MUSSOLINI RIMANE SOLO LA NIPOTE ALESSANDRA... MA LASCIAMO PERDERE... 

IL FASCISMO FU SOLO NEFANDEZZE?... ORMAI NON LO CREDONO IN MOLTI... IL FASCISMO NON FU SOLO OLIO DI RICINO, LEGGI RAZZIALI E L'ENTRATA IN GUERRA IMPREPARATI... ORMAI MOLTI STORICI, A COMINCIARE DA RENZO DE FELICE,  SI SONO ARRESI ALL'EVIDENZA... IL FASCISMO FU ANCHE BUON GOVERNO, BUONE LEGGI SOCIALI, OTTIMA URBANISTICA, ARTE INNOVATIVA ED ALTRO... MA IL FASCISMO E' MORTO... TRATTATELO DA MORTO, CON RISPETTO E ONESTA' INTELLETTUALE... QUELLA CHE MANCA ALLA MAGGIOR PARTE DI CHI SI PROFESSA ANACRONISTICAMENTE ANTIFASCISTA... 

ZETA ZETA CON I SUOI POST SUL FASCISMO HA INTESO STORICIZZARLO... DA A-FASCISTA, CIOE' NE' FASCISTA E NE' ANTIFASCISTA, COME TALI FURONO JULIUS  EVOLA, RENZO DE FELICE ED ADESSO MASSIMO FINI... BISOGNEREBBE AVER IL CORAGGIO DI DIRE CIO' CHE NEL FASCISMO FU GIUSTO E CIO' CHE FU SBAGLIATO... E LASCIARE AD ALTRI LE GRIDA ISTERICHE DI DONNETTE E DI OMINICCHI... QUELLE ANTIFASCISTE... 

E QUELLE GRIDA PRESUNTE FASCISTE FAREBBERO BENE A DARSI UNA SVEGLIATA, LA LORO NOSTALGIA PORTA SOLO ACQUA AL MULINO DEGLI ISTERICI CHE NUMEROSI SIEDONO IN PARLAMENTO, NEGLI STUDI DELLE TELEVISIONI, NELLE SACRESTIE  E NELLE COOP ... QUELLI CHE LA STORIA LA STUDIANO SUI LIBRI DELLE CASE DEL POPOLO E DELLE NEO COOP... O SULL'UNITA'... ANCHE SU LA REPUBBLICA... 

IL FASCISMO E' UN PEZZO IMPORTANTE DELLA STORIA D'ITALIA... VA STUDIATO... E' SOLO STORIA ORMAI... E CIO' CHE RESTA DEL FASCISMO, NON IL SUO DUCE FUCILATO E DEMOCRATICAMENTE APPESO PER I PIEDI, MA LO STATO SOCIALE, ORMAI E' STATO DE-FASCISTIZZATO... PRATICAMENTE DISTRUTTO IN NOME DI UN LIBERISMO DI SINISTRA E DI DESTRA... SOLO EDIFICI E MONUMENTI RIMANGONO ORMAI A TESTIMONIARE CHE IL FASCISMO SEPPE COSTRUIRE... MA ANCHE LI QUALCUNO PENSO' DI USARE LA DINAMITE PER BUTTARE A TERRA, PER COMINCIARE, L'OBELISCO DEL DUCE... 

LA STORIA PATRIA E' STORIA PATRIA, PUO' PIACERE O NO MA VA LETTA SENZA RINNEGARE, SENZA DENIGRARLA E SENZA ESALTARLA PIU' DEL DOVUTO... L'ARTICOLO DI MASSIMO FINI, QUELLO DALLA FACCIA DA PUGILE SUONATO MA DALLA MENTE SVEGLIA, VA VERSO LA DIREZIONE AUSPICATA DAL MITE, LA STORICIZZAZIONE...

COSI PARLO' ZETA ZETA 

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=54147

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Il Ventennio e le città. L'insulto automatico di tutt'erba un fascio

di Massimo Fini - 16/05/2016
Il Ventennio e le città. L'insulto automatico di tutt'erba un fascio
Fonte: Massimo Fini
Alfio Marchini, candidato a sindaco di Roma per il centrodestra, ha affermato che Benito Mussolini fu un grande urbanista. I soliti ‘trinariciuti’, per usare un’espressione di Guareschi, l’han subito bollato come ‘fascista’. Che il fascismo abbia avuto una valida urbanistica è fuori discussione. C’è stata un’urbanistica sociale durante il Ventennio di cui fan fede, per esempio a Milano, le case per i maestri con facciate in bugnato e i giardini dietro. Il fascismo voleva dare dignità all’istruzione e quindi anche i semplici maestri dovevano avere una sistemazione adeguata. Oggi quelle case sono di gran pregio. Lo stesso si può dire per le case dei ferrovieri, su tre piani e con un grande giardino che nel dopoguerra furono abitate dai giornalisti formando il cosiddetto ‘villaggio dei giornalisti’. Sempre a Milano fu costruita una piscina popolare, a prezzi contenutissimi, come la Cozzi. E per stare nell’architettonico quasi davanti a casa mia c’è la Stazione Centrale che quando ero ragazzo consideravo un monumento al kitsch e che invece è stata poi imitata da molte città europee. Lo stesso, o quasi, si può dire per la Casa della Cultura nel quartiere dell’Eur di Roma, Casa e quartiere ideati e costruiti anch’essi dal fascismo che ebbe uno stile architettonico inconfondibile, a differenza dell’accozzaglia che è venuta su nel dopoguerra.
C’è poi la legge a tutela di Firenze, contro la speculazione edilizia che ne ha salvato la compattezza, a differenza, poniamo, di quanto è successo nel dopoguerra per un’altra grande città d’arte come Roma. Ci sono le bonifiche dell’Agro Pontino con casali e terreni disegnati a regola d’arte per l’insediamento dei contadini fatti venire dal Friuli, dal Veneto, dal delta del Po (si legga in proposito il libro di Antonio Pennacchi Canale Mussolini). C’è la costruzione ex novo di città di media grandezza come Littoria, oggi Latina, o la valorizzazione di Pescara da piccolo borgo a città o la disseminazione sul territorio agricolo di altri piccoli centri. E si potrebbe continuare. Anche su altri piani. L’IRI fu un’intelligente risposta alla crisi del ’29 che l’Italia riuscì di fatto a non subire (è anche vero che la globalizzazione non era quella di oggi) e non è colpa del fascismo se nel dopoguerra l’IRI diventerà un immondo carrozzone in prevalenza democristiano ad uso clientelare. C’è il tentativo, difficile, di conservare parte della struttura agricola del nostro territorio (‘la battaglia del grano’) senza con ciò ostacolare l’inevitabile progresso industriale. Una politica che se proseguita nel dopoguerra, invece di costruire cattedrali nel deserto, ci tornerebbe oggi molto utile dal momento che è evidente che un ritorno alla terra, sia pur non con i buoi e l’aratro a chiodo, si presenta sempre più necessario. Insomma il fascismo ebbe un’idea di Stato e di Nazione che cercò di perseguire con coerenza, idea che manca completamente alle classi dirigenti di oggi siano esse di sinistra o di destra.
Ma non è mia intenzione fare qui, nemmeno a volo d’uccello, la storia del fascismo nei suoi aspetti positivi e non solo in quelli, ampiamente noti, negativi e inaccettabili (le leggi razziali, l’entrata in guerra impreparati, la sconfitta, la creazione della Repubblica di Salò che pose le basi della guerra civile). Quello che mi preme sottolineare è che il fascismo godette di un vastissimo consenso, per lunghi anni sincero, e questo non lo dico io ma l’ha scritto già nel 1974 lo storico Renzo De Felice. Ora, usare il termine ‘fascista’ (inteso in senso storico e non antropologico) come un insulto e considerare il fascismo (storico) solo una serqua di nefandezze fa torto alla nostra intelligenza. Vorrebbe dire che tutti i nostri padri o nonni sono stati dei manigoldi, mentre noi siamo delle ‘anime belle’ solo perché viviamo in una democrazia, vera o presunta. Le cronache dell’ultimo quarantennio per non parlare di quelle di questi anni, mesi e giorni, lo smentiscono brutalmente.
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L'EUR FASCISTA

SATANA E' LA SCIMMIA DI DIO

L'ARGENTINO LO E' DEL PAPA...

CARI FEDELI CHE ANCORA CREDETE NEL VANGELO DI GESU', SIETE ANCORA IN TEMPO PER SALVARE LA VOSTRA ANIMA... GUARDATEVI DALL'ANTICRISTO CHE VESTE GESUITA CON MOCASSINI NERI... 
LA CHIESA GRECA-ORTODOSSA VI ATTENDE... E PIU' VICINA A CRISTO... E AI SUOI POPOLI...
LEGGETEVI L'ARTICOLO DI SOCCI CHE ZZ CONDIVIDE, NEL SENSO CHE LO PUBBLICA INTEGRALMENTE... LE BASI DELLA CHIESA CATTOLICA POGGIANO SU DIVERSE SORGENTI, NON SOLO SUL VANGELO... LEGGETE LE LETTERE DI SAN PAOLO CHE PUO' ESSERE CONSIDERATO IL VERO CREATORE DELLA CHIESA DI ROMA E LEGGETE I VARI SCRITTI DEI PADRI DELLA CHIESA...
IL VANGELO DICE E NON DICE VISTO ANCHE LA SUA VALENZA ESOTERICA...

COSI'PARLO' ZETA ZETA

In una recente conferenza in Spagna, il card. Gerhard Müller, custode della dottrina cattolica, cercando di mettere una toppa sulle esplosive trovate eterodosse dell’Amoris laetitia di Bergoglio, ha affermato che nessun papa può cambiare la dottrina sui sacramenti istituiti da Cristo.

Poi Müller ha spiegato la loro centralità: «Sant'Agostino ha visto nell'economia sacramentale della Chiesa l’architettura fondamentale dell’arca di Noè, che è il corpo di Cristo, con il battesimo come grande porta. La Chiesa può navigare perché il suo guscio e la sua alberatura hanno la forma di questo amore di Gesù, comunicato nei sacramenti».

Eppure proprio contro i sacramenti si è scatenata l’opera demolitrice di papa Bergoglio che rischia di far affondare la nave.
Quelli più colpiti - con atti ufficiali - sono stati i sacramenti del matrimonio, dell’eucaristia e della confessione (insieme con un paio di Comandamenti). Ma anche il battesimo - con artiglieria minore - è stato bersagliato.

Ora è arrivato il momento di colpire il sacerdozio e Bergoglio lo fa in diversi modi. Anzitutto c’è il simbolico linguaggio dei gesti.

Per esempio, il papa argentino non ha mai voluto celebrare la “Messa in coena Domini” in Laterano col clero romano.
Era tradizione dei papi lavare i piedi a dodici preti romani perché il giovedì santo si fa memoria dell’istituzione dei sacramenti dell’eucaristia e dell’ordine sacerdotale, connessi l’uno all'altro.

Invece i giovedì santi bergogliani sono stati dedicati alla lavanda dei piedi di immigrati di tutte le religioni da parte del papa (sempre in favore di telecamera).

Poi c’è la delegittimazione del celibato ecclesiastico, a proposito del quale Bergoglio ebbe a dire: «Non essendo un dogma di fede, c’è sempre la porta aperta».

Ma c’è pure chi spinge per l’ordinazione delle donne.

Su questo Bergoglio sa che la strada gli è sbarrata dalla Lettera Apostolica “Ordinatio Sacerdotalis” di Giovanni Paolo II che - in continuità con tutto il magistero della Chiesa - ha definito “infallibilmente” l’esclusività maschile dell’ordinazione.
Può forse essere aggirata con il diaconato alle donne? Ieri qualcuno deve averlo pensato leggendo i siti dei giornali di tutto il mondo che annunciavano “il papa apre alle donne diacono”.

Bergoglio vuole istituire una Commissione per studiare la cosa. Ma dovrebbe sapere che una tale “commissione” c’è già stata e lavorò per dieci anni, pubblicando le conclusioni nel 2003. Dunque non c’è più nulla da chiarire e studiare.

Il professor Roberto De Mattei, storico della Chiesa, spiega: «Fin dalle origini la gerarchia apostolica istituita da Gesù Cristo ebbe tre gradi: diaconi, presbiteri e vescovi. Questo ministero ecclesiastico è di diritto divino e ha natura sacramentale. Fin dall’inizio la partecipazione a questo ministero fu riservata ai soli battezzati maschi. Le cosiddette “diaconesse” dei primi secoli non ricevevano alcuna ordinazione sacramentale, e non avevano niente a che fare con questa sacra gerarchia, come spiega sant’Epifanio, nel suo Panarion, e san Tommaso nella Summa Theologica». Dunque da sempre “la tradizione e la prassi” della Chiesa sono chiare e univoche.

De Mattei aggiunge: «Nei primi secoli della Chiesa furono gli eretici (gnostici, marcioniti, montanisti) ad inserire le donne nella gerarchia ecclesiastica, ammettendole ai compiti del predicatore o del sacerdote. A questi eretici i Padri della Chiesa hanno sempre opposto il comportamento di Gesù che scelse gli Apostoli solo tra gli uomini e non affidò a Maria alcun ministero all’interno della Chiesa, pur costituendone Ella il cuore. Infatti, come afferma papa Innocenzo III, “anche se la beatissima Vergine Maria si trova in un grado più alto ed è più di tutti gli apostoli messi insieme, il Signore non ha affidato a lei, ma agli apostoli, le chiavi del regno”».

Ma qual è allora il senso di questa nuova “apertura” di Bergoglio? Semplice. Fino a Benedetto XVI la Chiesa è stata un ostacolo (katéchon) per certi poteri mondani. Chi ha spinto per “dimissionare” Benedetto e lanciare Bergoglio vuole omologare la Chiesa al mondo, diluendola nell’ideologia dominante.

Bergoglio dice che tale “adeguamento” serve per permettere alla fede cristiana di raggiungere gli uomini moderni. Ma i fatti dimostrano l’esatto contrario, dicono che è un suicidio.

Le confessioni protestanti che sono andate in questa direzione modernista sono alla canna del gas, ormai irrilevanti e inesistenti.
Al contrario - come ha rilevato il sociologo americano Rodney Stark - dove e quando si propone una vita cristiana impegnativa e rigorosa, con una forte connotazione ideale, fedele al Vangelo, si ha una risposta (anche vocazionale) straordinaria.

La strada da intraprendere per la Chiesa sarebbe dunque chiara. Ma la via scelta da Bergoglio è invece quella della resa alle ideologie mondane.

Egli imita le confessioni protestanti con cui - peraltro - Bergoglio prospetta una specie di ricongiungimento nel 2017, in occasione dei 500 anni dal devastante scisma luterano.

Anche la scelta bergogliana di abbandonare e rinnegare tutte le battaglie pubbliche sui “principi non negoziabili” ha questa ragione: non ostacolare l'ideologia e i poteri dominanti. Per questo Bergoglio ha (mal)trattato con gelido disprezzo il Family day e la recente “Marcia per la vita”.

Egli preferisce loro il Centro sociale Leoncavallo e cavalca le battaglie “politically correct” amplificate dai media: immigrati, ecologia, riscaldamento globale, ecumenismo.

Il caso della recente legge sulle unioni gay è emblematico. A vararla è stato il trio Renzi-Boschi-Alfano, cioè tre “cattolici”.
Nessuno di loro - se non altro per motivi di bottega elettorale - avrebbe firmato un'operazione simile avendo contro la Chiesa. Con Benedetto XVI, per capirci, non sarebbe accaduto.

Invece da Bergoglio hanno avuto rassicurazioni: egli disse che su queste materie “io non m'immischio” (mentre però s'immischiava nelle presidenziali americane bombardando Trump per il tema dell'emigrazione).

Poi il sì bergogliano alle unioni gay è stato addirittura messo nero su bianco in quella “Amoris laetitia” che è un vero manifesto per la demolizione della Chiesa.

Leggere per credere: «Dobbiamo riconoscere la grande varietà di situazioni familiari che possono offrire una certa regola di vita, ma le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso, per esempio, non si possono equiparare semplicisticamente al matrimonio». (n. 52)

Attenzione alla furbizia gesuitica. Solo in apparenza qua si nega il riconoscimento. In realtà queste parole implicano: (1) che «le unioni omosessuali» fanno parte della «grande varietà di situazioni familiari» da «riconoscere» (fino a ieri la Chiesa affermava che esiste una sola famiglia); (2) che «le unioni dello stesso sesso» offrono una «certa regola di vita (stabilità)» e (3) che «le unioni omosessuali» possono essere «equiparate» al matrimonio, però non in maniera «semplicistica»: con qualche finzione.

È precisamente quanto fa la legge appena approvata, che di fatto equipare le unioni gay al matrimonio senza dirlo ufficialmente.
Mons. Galantino ha finto una “protesta”, ma - attenzione - sul metodo di approvazione, non sul merito. Era un modo per salvare le apparenze di fronte ai cattolici, come ha scritto Marcello Sorgi sulla Stampa. La solita furbatella bergogliana.

Chi ha capito benissimo che con Bergoglio ci troviamo davanti a un’ “altra Chiesa” (non più cattolica) è Emma Bonino che dichiara: «Questa Chiesa non ha nulla a che vedere con la veemenza intrusiva di Ruini». E infatti il titolo della sua intervista sulla Stampa è: «Ora avanti con eutanasia, cannabis, cittadinanza e asilo». Bergoglio e la “sua” chiesa non saranno certo d’ostacolo. I papi per duemila anni hanno detto di seguire l’esempio dei santi, ma invece il “papa argentino” di recente ha indicato proprio la Bonino e Napolitano come i «grandi italiani» da ammirare.

di Antonio Socci



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